Bilancio di Frosinone: Guerra alle famiglie

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Bilancio di Frosinone: guerra alle famiglie”

Venerdì 28 aprile a p.le Europa alle 18 la lista civica La Tenda organizza un incontro pubblico dal titolo “Bilancio di Frosinone: guerra alle famiglie” per fare un focus sulle scelte di bilancio e sulla conseguente povertà a Frosinone. Sono ospiti della iniziativa Alessandro Redirossi , giornalista de Il Messaggero, Stefania Martini, consigliera comunale, Maria Grazia Baldanzi del Consultorio Multietnico Frosinone.

La vicenda del bilancio ha accompagnato l’amministrazione Ottaviani fin dalle prime battute della conduzione dell’ente, quando le prescrizioni della Corte dei Conti sulle criticità sui bilanci di rendiconto del 2010 e del 2011, nonché sul previsionale del 2012, vennero utilizzate per ridefinire l’approccio ad una situazione contabile difficile e, dopo mesi di riflessione, anche pubblica, culminata con il consiglio comunale aperto alla struttura Colapietro dove le minoranze si dileguarono – che sarà il tratto caratteristico di tutta la consiglia tura.

Si individuò il piano di riequilibrio economico finanziario, giovane strumento inventato per salvare tantissimi comuni dalla bancarotta a seguito di tagli di trasferimenti di risorse dalle regioni e dallo stato.

Il piano di riequilibrio economico finanziario adottato dal Comune di Frosinone è un paradigma: riparare la massa passiva di 14,6 mln (5,5 disavanzo, 7,2 debiti fuori bilancio, 1,85 compensi avvocati fuori enti). La  procedura di riequilibrio finanziario pluriennale (decennale precisamente) affida agli organi ordinari dell’ente l’individuazione e la concreta gestione delle iniziative per il risanamento alla faccia della politica che ha indebitato i cittadini…

  • Rideterminazione della pianta organica, con conseguente blocco delle assunzioni (salvo poi prevedere però alcuni particolari eccezioni…)
  • alienazione dell’ex motorizzazione civile €.9,3 mln (i cui proventi però non sono iscritti in bilancio non essendo sicuri che qualcuno risponderà a tale prezzo)
  • riduzione delle indennità di funzione di assetto organizzativo generale dell’ente
  • riesame e verifica dei presupposti per il mantenimento delle partecipazioni azionarie (leggasi fine della Frosinone Multiservizi e regalo alle cooperative locali con precarizzazione del lavoro)
  • incremento delle tariffe dei servizi a a domanda individuale (leggasi dimezzamento dell’accesso alle mense scolastiche, ai trasporti, ecc.)
  • IMU Ie aliquote per I’anno 2013 sono state incrementate del 50% per I’abitazione principale e Ie relative pertinenze aumentandole dallo 0,4 per cento allo 0,6%, mentre I’aliquota base era gia prevista nella misura massima dell’ 1,06%;
  • Ie tariffe Tares a copertura totale del costo del servizio, alla faccia se esso sia svolto correttamente o meno (vedi alla voce corruzione);
  • L’addizionale IRPEF alla misura massima consentita dello 0,8%
  • riduzione della spesa dei servizi a domanda individuale (taglio dei trasporti, asili ecc.)
  • riduzione della spesa per il personale (ma non per i dirigenti e p.o.);
  • riduzione delle spese per servizi e trasferimenti;
  • riduzione della spesa per prestazioni in servizio e trasferimenti sociali (nonostante la raddoppiata domanda)
  • riduzione del 25 della consistenza dei debiti accertati o riconosciuti (si “chiede” ai creditori una stretta del loro credito del 25%!)

Rimase sottaciuto

– il fatto che «Il piano prevede maggior peso finanziario negli ultimi anni esso finisce sostanzialmente per rinviare alle gestioni successive la completa copertura di parte dei debiti» deliberazione Corte dei Conti  256/2013

– Che la capacita di riscossione in conto competenza del Titolo I nell’ultimo rendiconto è pari al 64,5 per cento, mentre quella del Tit. III è pari al 65 per cento (evviva chi paga!).

– che l’Amministrazione ha un contratto Collar-swap con Unicredit di cui non si conoscono le esposizione finanziarie e i probabili pericoli

– che la riduzione delle spese della politica, oltre ad essere di facciata, mettono a rischio l’aspetto democratico e partecipativo della vita della città

– lo €. 0,9 milioni in meno per le partecipate dal 2014 è solo il taglio ai servizi della Frosinone Multiservizi, tralasciando gli effetti esternalizzazioni dei servizi con il carico economico sulle spalle dei cittadini e i redditi da fame di chi ci lavora;

– che dal 2017 l’avanzo di parte corrente con saldo positivo di quasi 2 milioni di euro è tutto da dimostrare e anche la Corte dei Conti ha qualche dubbio in merito.

RIGORE, quindi, per i cittadini, le famiglie, i lavoratori, i giovani, gli assistiti, CRESCITA dei profitti privati, delle tasse, del costo dei servizi, ma anche della corruzione, dei favori alle ditte amiche, della speculazione, dell’inquinamento, ecco cosa producono le politiche dell’Unione Europea per l’87% delle famiglie che fa fatica ad arrivare a fine mese.

La procedura economico finanziaria detta ‘predissesto’, che oggi scopriamo essere stato usato soli da pochi comuni, fu scelta per due ordini di motivi: permetteva di salvare la classe politica; avrebbe consentito all’ente l’accesso a risorse economiche fresche. Era necessario farlo? E’stato meglio del dissesto? Alcuno si batté non solo nel merito di queste domande ma nemmeno per un audit del debito: nel consultare i cittadini che poi saranno coloro che dovranno ripagare il debito.

Il governo cittadino si fa forza sull’aver messo al sicuro le casse comunali (invece il nostro è un comune fallito), senza pietà verso i servizi e i fruitori di essi. Impegna la città in uno strano percorso di ripianamento del debito, con un pressante controllo della Corte dei Conti… Strano! Nel 2015, dopo aver effettuato il bilancio dell’anno 0 come recita la legge che dà modo ai comuni di stralciare in parte i crediti e i debiti fuori bilancio, vengono fuori altri 27 milioni di euro di debiti fuori bilancio. Quindi il bilancio del 2015 non era veritiero? Alcuno ha sollevato la gravissima situazione che avrebbe meritato il coinvolgimento più adeguato della Corte dei Conti oltre che della cittadinanza. Solo una lettera anonima mise in dubbio se tali ulteriori debiti esistevano o invece che tale emersione servisse invece ad altro. Qualche rimostranza, qualche parola in consiglio. Niente di più.

I cittadini saranno impegnati a pagare fino al 2014 per ca 3 milioni e poi per poco meno di 1 milione fino al 2045!!!!!

Dove sono andate a finire le risorse economiche dovute al risanamento del bilancio?

– nello stadio elemento rappresentativo della propaganda dell’amministrazione, che sacrifica tutte le opere pubbliche cittadine (museo, strutture geodetica e parco del fiume Cosa) e con interventi anche per le scuole, sottacendo alla città, ai consiglieri e alla cassa depositi e prestiti la giusta rilevanza di questi finanziamenti. Uno stadio da 16 mila posti buono solo per il calcio di serie A in una realtà che ha avuto 6 mila spettatori di media e 9 mila presenze massimo nell’unico anno di serie A.

– Ottaviani sbicchiera, dice qualcuno. Organizza i festival delle patatine per usare le sue denigrazioni. E alcune volte alla grande con centinaia di migliaia di euro buttati per singoli eventi. Le strutture stabili pubbliche vivono invece un continuo ridimensionamento economico. Il Museo che vive di 12 mila euro annui che ha una presenza e attività continuativa viene ogni hanno decurtato del 10%. Il festival dei conservatori: 70 mila; il carnevale 29 mila; i concerti ai cavoni, 15 mila l’anno; la passione vivente, 10 mila; luminarie, notti sveglie e altro ancora, senza che nella città rimanga alcunché. Si potrebbe parlare della vicenda del cinema Nestor non solo nella sua incrostata realtà ma per la libera prassi amministrativa adottata per l’acquisto! E il teatro acquistato al centro dov’è? La biblioteca nell’ex sede dei vigili alla piscina dov’è? la pinacoteca dov’è?

– Una città dedita al commercio con ripetuti e sfiancati mercati. Ma il reddito chi ce l’ha. 8000 cittadini ne sono privi e quindi alimentano il mercato del riciclo presente in città in ogni luogo. Si frequentano i ‘banco alimentare’ e le mensa dei poveri. La cittadinanza sceglie sempre meno qualità nel mangiare, così come ci si cura con minore continuità e attenzione. Tutto questo è possibile in una città di 45000 abitanti dove basterebbe poco per capire ogni giorno chi ha bisogno e chi ha difficoltà?

Eppure pochi km a nord questa slabratura della comunità non avviene con tanta violenza.  Dove sono i programmi di cittadinanza per tutti, la famosa presa in carico? O a Frosinone è riservata alle classi medie e ricche? I migranti di prima o seconda generazioni, strizzati nell’edilizia o come badanti hanno diritto ad una casa, agli ammortizzatori, al loro spazio anche identitario o sono solo carne da macello? Dove sono le politiche di redistribuzione di lavoro, di reddito. Qualcuno le ha viste. Eppure molte città si muovono in tal senso: nel difendere le proprie attività agricole e artigianali, e anche quelle industriali che invece localmente fuggono col bottino.

La Lista La Tenda pensa che si è davanti ad un momento importante: le statistiche sulla disoccupazione, sulla scarsità di reddito, sul risparmio che finisce sul deprezzamento dell’investimento immobiliare, sulla dipendenza da prestiti delle banche, su una società che diventa anziana senza alcun progetto, sulle nascite che non ci sono, sull’emigrazione tornata ai livelli degli anni ’60, sull’esclusione delle persone dall’essere cittadini a cominciare dalle persone più sensibili tra noi, sulla scelta di tanti di ritirarsi dal mercato occupazionale.

I cittadini della tenda, le retrovie della città, SI APPELLANO a chi si ritiene sensibile e democratico, di nome e di fatto, agli operatori sociali e culturali, alle associazioni, ai partiti che in un momento delicato, a pochi mesi dalle prossime elezioni comunali, è necessario un cambio di passo deciso ed etico.

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